Parfumerie Generale, Villoresi, Knize Ten e Nez à Nez

A seguire abbiamo incontrato Pierre Guillaume, creatore delle fragranze di Parfumerie Generale, che non è carino solo nel senso che è piacevole da guardare, ma è proprio una persona carina, sorridente, disponibile; sembra molto divertito dalla propria popolarità, ma si vede che lo stanca anche un pò.
In questi due giorni l’ho visto parlare per ore e ore filate senza mai smettere di sorridere, sempre gentile e tranquillo… forse per fare la rockstar dei profumi ci vogliono più pazienza e resistenza fisica di quelle che uno si aspetterebbe! Tra ieri e oggi gli ho fatto tremila domande, che sto mettendo insieme in un’intervista, che nei prossimi giorni pubblicherò.
Ci sarebbe anche un video, ma per il momento non posso postarlo perchè un altro sito aveva chiesto l’esclusiva per un’intervista video, e non voglio creare problemi a nessuno: quando loro metteranno online il loro video, io poi metterò il mio. Ma il testo dell’intervista, quello lo potrete leggere a breve. Pierre ci ha fatto sentire le ultime due fragranze, Felanilla e Drama Nuui, che ci sono sembrate particolari, soprattutto la prima, una vaniglia che non ti aspetti, non alimentare, per niente stucchevole o pesante, ma anzi fiorita, leggiadra e indossabilissima anche da un uomo. La seconda invece è un passe-partout fresco e amaro, con una punta legnosa. Questi siamo noi, affascinati dai suoi racconti.

Siamo poi andati a sentire le fragranze di Villoresi, ognuno di noi ne conosceva alcune, ma c’era bisogno di fare una bella panoramica generale, testarle più o meno tutte, insomma e scambiarsi un pò di pareri. A parte che è bello vedere gli amici, fare 4 chiacchiere, condividere le annusate, ma per me è ancora più bello vedere che gli amici cominciano a conoscersi, si ricordano i gusti di uno e dell’altro, non solo per averli letti nei commenti ma anche per averli condivisi negli incontri che abbiamo fatto, e questo è costruire una cultura comune, ed è una cosa preziosa.

Abbiamo provato Alamut, che sto indossando ora, uno speziato polveroso e morbidissimo, appena dolce, con un drydown lungo e sofisticato. Dilmun invece è un accordo di neroli squillante, raffinatissima, fiorita, per me ideale quasi più su un uomo che su una donna –sulla quale risulterebbe quasi ovvio- anche se questa, di neroli, potrebbe essere speciale anche su una donna (se ne è all'altezza). Poi la complessità legnosa e verde di Yerbamate, con un’evoluzione emozionante e energizzante; il soffice Incensi, così raffinato da farci sospirare (ce ne dev’essere di più tipi, tra cui il frankincense, che ha una qualità luminosa e setosa che lo rende riconoscibilmente diverso, e le fragranze che contengono proprio questo tipo di incenso si sentono perchè hanno come un’aura dorata intorno. Mi dispiace di non saperlo spiegare meglio. Signor Villoresi, dovesse mai leggere, potrebbe dirci quali incensi ha usato?) e poi l’aromatico Uomo, che non avevo mai sentito e di cui ho apprezzato da morire il piglio vigoroso e sfaccettato. E pensare che i consumatori conoscono Villoresi soprattutto per Teinte de Neige! Per me resta un mistero, ma questo profumo è mooolto più venduto di tutti gli altri della linea (scusate, ma io non lo sopporto, oltre a non piacermi mi fa star male) che secondo me sono molto più interessanti. Forse con Teinte de Neige il Signor Villoresi guadagna abbastanza per continuare a produrre almeno una-due fragranze eccezionali, che però comprano solo in pochi e che quindi non potrebbe continuare a produrre. Nel caso, credo che potrei sopportare l’occasionale passaggio di una collega profumata con TdN, se questo significasse continuare ad avere la possibilità di comprare Dilmun o Yerbamate, che magari sarebbero fuori catalogo (sto inventando, ma meglio mettere le cose in chiaro, no?).

Poi ci siamo spostati da Calè, dove Silvio Levi ci ha accolto con una copia del libro "La saggezza del profumiere", scritto da Maurice Maurin (creatore di Amazone per Hermès) che lui ha appena fatto pubblicare in Italia, e che non vedo l’ora di leggere. Lì abbiamo finalmente deciso se preferiamo Knize Ten piramide classica o il Gold Medal. Ricordate le lunghe discussioni di qualche mese fa? Provati entrambi sulla pelle di due-tre volontari di sesso diverso, tutti abbiamo apprezzato di più il classico. Nel Gold Medal le note di testa, e tutta la prima mezz’ora (il "pugno nello stomaco con un guanto di velluto") mancano, ed invece fanno parte del carattere multiforme di questa fragranza, e toglierle la snatura un pò. E’ solo la prima parte che è stata "addomesticata" come ha detto saggiamente uno di noi, cioè privata dello scoppio iniziale. Dopo una mezz’ora abbondante, le due composizioni scorrono su binari perfettamente paralleli. Almeno nei profumi, perché fare compromessi? Così Ten classico ha ricevuto l’unanimità e complimenti a non finire.
Poi sempre da Calè abbiamo sentito le prime tre fragranze di Les Nez, create tutte e tre da Isabelle Doyen di Annick Goutal. L’Antimatiere è quella che è piaciuta meno, non definita, senza caratteri distintivi (o forse erano i nostri nasini un pò stanchi?), mentre Let me Play the Lion è speziata con una prevalenza di cannella, e secondo me a ripensarci dopo, forse non andava provata ora, è ancora troppo caldo. Invece The Unicorn Spell ci ha colpiti. Nessuno di noi è svenuto sul pavimento, ma effettivamente questo profumo ha qualcosa che intriga. E' talmente delicato e rarefatto, però, che con le narici piene di altre fragranze è davvero difficile valutarlo. Io lo avevo già provato e posso dire che mi ricorda da un lato la dolcezza vespertina di Apres l'Ondèe di Guerlain, e dall'altro la malinconia umida di En Passant della Giacobetti per F. Malle. Consiglio assolutamente di riprovarlo!

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