Mostra "CocoDesign - gli anni ed il design di Gabrielle Chanel"


La mostra, promossa da Facoltà di Architettura (Corso di Disegno Industriale), Assessorato alla Cultura del Comune e Magazzini del Design è un piccolo omaggio al genio creativo e all'innovatività di una donna straordinaria, che ha usato la moda per sostenere le donne nel loro cammino alla ricerca di un più ampio riconoscimento sociale e politico. Come punto focale della mostra, ancor più che il fatto creativo, emerge la volontà di liberare le donne di inizio secolo da cuciture, corsetti, crinoline, stecche e tutte quelle strutture e rigidezze che più che esaltare le donne e i loro corpi, ne soffocavano l'esuberanza e le rendevano fragili e poco autonome. E qui non si parla solo di abbigliamento: sulle pareti delle sale un testo generoso descrive un periodo storico -in particolare gli anni '20 e '30- in cui cambiare il design dell'abbigliamento femminile ha significato modificare anche alcune regole sociali. La rivoluzione che la moda (e la vita) di Mademoiselle ha portato negli anni '20 ha gettato alcune basi per quello che siamo noi oggi, donne degli anni 2000. La mostra si apre con un video di 4-5 minuti su cui scorrono le foto di Mademoiselle (lei a cavallo, lei con suo marito, lei con gli amici, lei con le collane, lei che fuma) intevallate da sue citazioni celebri (se entri in una stanza e la gente ti dice"ma che bel vestito!" allora sei malvestita; se dicono "che splendida donna" allora sì, sei vestita bene). Nella sala seguente si trovano alcuni suoi modelli provenienti da una collezione privata di Roma, tra cui un completo con pantaloni blu ampi di crepe coi tre bottoni in vita, abbinati alla polo bianca di piquet. Mentre guardavo il modello pensavo che i pantaloni neri ampi e la polo bianca che stavo indossando, arrivano da qui. E' lei che ha reso possibile anche a me indossarli, perchè 80 anni fa, li ha inventati lei. Magari qualcun altro li avrebbe inventati qualche anno dopo, e forse no. Non lo sapremo. Poi ci sono alcuni abiti da sera di seta nera e giaietto, confrontati con due modelli di Lagerfeld di pochi anni fa. Nella sala seguente uno schermo proietta a ripetizione vecchie scene di film in bianco e nero, dove le protagoniste vestono Chanel. Poi di nuovo due-tre modelli su manichini (uno da sera in jersey verde acqua con taglio sbieco, da vera sirena, sembra fatto oggi per Nicole Kidman), confrontati con modelli moderni che ne riprendono i tagli. Poi una sala con tre modelli di tailleur, di cui uno di Dior (periodo new Look) caratterizzato da tagli che danno risalto ad alcune zone del corpo, accanto ad modello di Chanel tagliato in modo da non segnare, ma lasciare ampia libertà di movimento ad un corpo che è unico, e che si muoverà dentro al vestito in un modo assolutamente personale. In un'altra sala una "petit robe noir"; un tubino di seta nera un pò elaborato per la sera, semplicemente fantastico, con alcuni accessori (pochi, in verità) una borsina trapuntata con la catenella, le scarpine in plexiglas bicolore con tacco medio. Qui è là si accenna al suo profumo, il n.5, che lei creò nel 1921 insieme ad Ernest Beaux. Il brief che lei diede al creatore fu: "Non voglio la solita fragranza a base di un fiore, voglio che sia composta. Dev'essere un profumo da donna, che sappia di donna". Lui le portò diversi essais (le fialette con i provini) e lei scelse l'essai n.5: un tripudio di aldeidi, rose e gelsomini. Certo la più conosciuta (soprattutto grazie alla pubblicità che gli fece Marilyn Monroe) ma non l'unica, nè la migliore, tra le fragranze della Maison.


Palazzo Ducale, Genova, fino al 1 luglio. Ingresso gratuito.

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